Parlare “furlan” è un fiume di sprechi

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  1. Dailypain
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    UDINE. Il primo a scendere in campo è stato il settimanale l’Espresso, poi il sito internet del Corriere della Sera (anticipando un servizio che sarà in edicola domani), quindi la Rai: i soldi spesi in Friuli Venezia Giulia per la tutela della lingua friulana sono ben spesi? A leggere e a sentire quei servizi sembrerebbe di no. Secondo l’Espresso non si è fatta molta tutela, ma è diventato un modo per spendere nel settore cultura. Secondo il Corriere si rischia di cadere nel ridicolo con software T9 per sms in friulano o sottotitoli nei film.

    Pareri che hanno scatenato diverse reazioni in regione, anche se a mettere un po’ d’ordine ci ha pensato, per prima, ieri mattina Alessandra Guerra, alla trasmissione Rai Cominciamo bene Estate, condotta da Michele Mirabella e dedicata al problema sollevato dalla Lega Nord sulla tutela dei dialetti e delle lingue.

    «La legge di tutela della lingua friulana – perchè di lingua e non di dialetto si tratta, ha spiegato Guerra su Rai 3 – non è applicabile. La legge quadro approvata nel 1999 dal governatore Illy (con il voto della Lega) è stata respinta dal governo ed è bloccata in Corte Costituzionale. Oggi, dunque, a disposizione degli amministratori del Friuli Venezia Giulia c’è la sola legge 15 del ’96, quella approvata dall’allora presidente Cecotti (Guerra era assessore, ndr), ma si tratta di una norma sulla cultura».

    Chi invece sostiene che non si possa parlare di sprechi è lo stesso Sergio Cecotti: «Il rischio di spreco è molto piccolo perché le risorse sono infinitesime». Il professore che ha lasciato la politica, infatti, ci tiene a ricordare che «anche prendendo l’anno di massimo finanziamento, stiamo parlando di meno del 0,0003% del Pil». Ecco perché il suo giudizio sulla polemica sollevata in questi giorni è duro: «I politicanti che impiegano quote significative del loro tempo a prendersela con un presunto spreco dell’ordine del decimo di millesimo di punto percentuale vanno classificati nella categoria dei buffoni».

    Per quanto riguarda, invece, le varie parlate Cecotti sostiene che «la legge statale dovrebbe, come fa, tutelare le lingue storiche che l’apposito ufficio europeo per le lingue meno diffuse riconosce come distinte e meritevoli di tutela e che vengono essenzialmente richiamate negli atti dell’Unione europea e del Consiglio d’Europa. Sono lingue – continua Cecotti – che l’Europa considera come proprie seppur non di uso ufficiale».

    Da qui la tesi: «Le altre parlate dovrebbero essere di esclusiva competenza regionale. Se una Regione – sottolinea Cecotti - ritiene che una parlata abbia, nel suo territorio, un rilievo sociale e storico, dovrebbe poter adottare, con propria legge, le norme di tutela che ritiene necessarie».

    William Cisilino presidente dell’Istituto Furlan «Pre checco Placereani»: «Quegli articoli parlano di 35 milioni di sprechi ma non si dice che quei 35 milioni sono la somma di 13 anni di investimenti: 2,5 milioni l’anno. Con questi soldi si finanziano le scuole e i corsi per quei 15 mila bambini che chiedono di studiare la nostra lingua; si finanziano trasmissioni sui media e le associazioni. Non sono troppi soldi, anzi sono pochi. Molto probabilmente sono attacchi mirati contro la Lega impegnata nella tutela di dialetti e lingue».
     
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1 replies since 4/9/2009, 04:21   92 views
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