Disconnect (2014)
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Disconnect (2014)

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    Disconnect (2014)

    Disconnect_2014

    DRAMMATICO – DURATA 115′ – USA




    La trama

    Differenti storie si intrecciano in un mondo in cui le persone cercano relazioni umane nel mondo cablato di internet. Una coppia in crisi riscopre l'amore quando si ritrova costretta a mettersi alla ricerca dei soldi rubati in seguito a un furto di identità. Un ex poliziotto vedovo è alle prese con la difficile crescita di un figlio che perseguita on line un compagno di classe. Due affettosi genitori lottano contro il tentato suicidio del figlio musicalmente dotato ma introverso all'inverosimile. Un'ambiziosa giornalista televisiva convince un adolescente reclutato su un sito di videochat per soli adulti a divenire il soggetto di una storia che però metterà a rischio la vita di lui e la carriera di lei.

    Montaggio concitato e caratteri sceneggiati sommariamente costruiscono un dramma corale efficace se non raffinato. La messa in scena delle comunicazioni virtuali resta una sfida difficile da vincere, ma il gioco degli interpreti compensa la freddezza dell’oggetto. Peccato che la morale sia gridata e ribadita: il ralenti finale che fa culminare in violenza fisica i soprusi virtuali pare imprimere sullo schermo il messaggio a caratteri cubitali, come fosse un’altra conversazione online.


    DISCONNECT: INTERNET E LE SUE CONSEGUENZE
    Nel mondo cablato del XXI secolo, internet è diventato il luogo in cui, per vincere la solitudine, individui appartenenti a sfere socioculturali differenti ricercano un contatto umano. Ciò che si trova al di là dello schermo di un pc, di un tablet o di telefono cellulare, non sempre però è esente da rischi: conoscenze, amicizie, amori e passatempi virtuali finiscono spesso per influenzare e ridefinire le relazioni quotidiani, accentuando solitudini, problemi e estraniamento dalla realtà. Disconnect, primo lungometraggio di finzione diretto da Henry-Alex Rubin su sceneggiatura originale di Andrew Stern, parte da questo presupposto per esplorare le conseguenze - non certo esaltanti - che la tecnologia moderna ha sui singoli individui.
    Protagonisti della storia sono un avvocato troppo preso dal suo lavoro e dalsuo telefono per comunicare con i propri figli, una coppia in crisi che cerca nei forum e nei giochi on line il rimedio alla loro frustrazione per un matrimonio in crisi, un ex poliziotto vedovo che si rende conto di avere in caso uno dei cyber bulli a cui era abituato a dar la caccia e una giornalista talmente ambiziosa da non rendersi conto dai pericoli che possono nascondersi dietro ai siti per soli adulti.


    L'ILLUSIONE DI NON ESSER SOLI NELLA PIAZZA VIRTUALE

    La sceneggiatura di Disconnect segue in parallelo l'evolversi delle vicende dei suoi protagonisti, personaggi immersi in situazioni avvincenti e facilmente riconoscibili. Partendo dall'osservazione di un semplice dato di fatto - l'abitudine delle persone a usare telefoni e pc anche a tavola -, Stern costruisce una riflessione sul mondo contemporaneo che esplora come la tecnologia sia in grado di unire e allo stesso tempo di separare le persone. Da sempre, l'uomo ha avuto la necessità di relazionarsi con gli altri e cercare il confronto ma la modernità ha fatto sì che la comunicazione e l'interazione faccia a faccia siano diventate sempre meno importanti per lasciare spazio alle forme mediate: tra tweet, aggiornamenti di stato ed sms, si vive tutti in una sorta di piazza virtuale che cessa di esistere nel momento in cui ci si disconnette.
    Con lo spirito da documentarista che lo contraddistingue, il regista Henry-Alex Rubin ha sentito l'esigenza di mettere in risalto le emozioni dei singoli personaggi e i contesti in cui si ritrovano a vivere. Essendo le storie, a parte qualche piccolo incrocio, separate, Rubin ha potuto concentrarsi in maniera separata su ognuna di esse, scegliendone personalmente ogni singolo attore.
    La vicenda di Derek (ex marine, appena rientrato dalla guerra e incapace di comunicare con le parole) e Cindy Hull, la coppia in crisi in seguito alla morte del loro figlioletto, è interpretata da Alexander Skarsgård e Paula Patton. Per i ruoli di Rich e Lydia Boyd, i genitori del ragazzo "bullizzato" e membri di una famiglia in cui ognuno è troppo preso dai propri telefoni cellulari o iPod, sono stati scelti Jason Bateman (in una per lui insolita parte drammatica) e Hope Davis. I Boyd hanno due figli: Ben, il ragazzo dotato di grande talento musicale ma socialmente isolato, e Abby, adolescente che al contrario del fratello è molto popolare a scuola. Mentre Abby è interpretata da Haley Ramm, Ben ha il volto del giovane attore e musicista Jonah Bobo, autore anche delle musiche originali che Ben compone e/o esegue. La vita dei Boyd cambia di fronte alle malefatte di Jason Dixon, compagno di classe che vessa Ben ricorrendo all'aiuto di Facebook. Jason, che è interpretato da Colin Ford, non è il ragazzaccio che sembra all'apparenza: nasconde infatti nel suo atteggiamento i problemi di relazione con il padre Mike, un ex poliziotto vedovo - non del tutto ripresosi dalla morte della moglie - interpretato da Frank Grillo.
    Andrea Riseborough è stata invece scelta per il ruolo di Nina Durham, la giornalista televisiva che intercetta il giovane Kyle, interpretato da Max Thieriot, in un sito web vietato ai minori. Personaggio alquanto multistrutturato, Nina dapprima sente di poter sfruttare la storia di Kyle e il suo "salvataggio" per imporsi nel giornalismo, un universo dominato dai maschi, ma finisce per essere a sua volta salvata da se stessa dopo aver perso parti essenziali della sua personalità.


    A NEW YORK E DINTORNI

    Disconnect è stato girato per sei settimane a New York e dintorni. Le riprese sono cominciate a Oceanside, a Long Island, nell'abitazione di Derek e Cindy per poi spostarsi nelle modeste abitazioni di Yonkers, dove si sono girate le scene in casa Dixon. Per le riprese in ambienti scolastici, Disconnect ha potuto contare su una vera scuola di Yonkers, che ha messo a disposizione i suoi locali. Ad Harrison, una cittadina ricca nella contea di Westchester, è stata invece individuata la ricca e ultra-moderna abitazione dei Boyd. Sempre nella contea di Westchester ma ad Elmsford, sono state realizzate le sequenze che vedono in azione Nina e Kyle. Mentre l'appartamento di Nina si trova a Riverdale, nel Bronx, gli studi televisivi dell'emittente per cui lavora sono quelli della stazione tv NY1 di Manhattan.
    Nonostante fosse il suo primo lungometraggio di finzione, il regista Rubin ha rispettato i piani di produzione e, da documentarista, per rappresentare al meglio ogni vicenda ha voluto incontrare e intervistare diverse persone reali che hanno vissuto situazioni simili a quelle raccontate in Disconnect. Nella stessa ottica di realismo, Rubin ha anche invitato gli attori a improvvisare molto sul set, fornendo loro parti di sceneggiatura spesso senza dialoghi: una volta capiti il contesto di ciò che dovevano impersonare, gli attori erano lasciati liberi di entrare dentro ai personaggi e tirar fuori ciò che era nelle loro menti.


    La recensione
    Con la vistosa eccezione di The Social Network (comunque un biopic, seppure atipico), il cinema sembra ancora refrattario alla rappresentazione della rete, delle sue insidie e delle nuove modalità di relazione cui ha dato vita. La materia è complessa, e il film di Rubin tenta la via del multitasking aprendo più “finestre” con una narrazione tripartita: la storia di un ragazzino vittima di “cyber bulli” si intreccia con quella di una coppia il cui conto in banca è prosciugato a causa di dati sensibili condivisi ingenuamente, mentre una giornalista tenta lo scoop rovistando nel torbido dei minorenni che si vendono via webcam.
    Montaggio concitato e caratteri sceneggiati sommariamente (l’adolescente solitario con la passione per i Sigur Rós e la mamma bisognosa di conforto in chat per la perdita tragica del suo bimbo escono dritti da un catalogo di “soggetti a rischio” del web) costruiscono un dramma corale efficace se non raffinato. La messa in scena delle comunicazioni virtuali resta una sfida difficile da vincere (per ovviare alla scarsa filmabilità dei computer, le frasi digitate compaiono in sovrimpressione), ma il gioco degli interpreti compensa la freddezza dell’oggetto (su tutti svetta Andrea Riseborough, donna in carriera la cui carne è debole). Peccato che la morale sia gridata e ribadita: il ralenti finale che fa culminare in violenza fisica i soprusi virtuali pare imprimere sullo schermo il messaggio a caratteri cubitali, come fosse un’altra conversazione online.


    L'opinione più votata
    Voto al film: voto buono - Voto: 8.5
    Smartphone, tablet, iPad, c2c, facebook, forum e chat room. Il nuovo dizionario della lingua universale è il motore da cui partono le vicende di Disconnect di Henry-Alex Rubin. Presentato fuori concorso a Venezia 2012, Disconnect è un esempio di ingiustizia selezionatrice: non si spiega come mai, ad esempio, il film non sia stato ammesso al Concorso, dove avrebbe decisamente attirato tutta l'attenzione che merita.

    A prima vista dalla trama alquanto commerciale, Disconnect sorprende per come il regista intrecci tre racconti di disperazione frutto della tecnologia, forse non ancora assimilitata dalla società circostante e con cui tutti abbiamo a che fare tutti i giorni. Oltre che ad essere strumento di lavoro e mezzo di comunicazione amicale sempre più invasivo, internet presenta il suo conto quando la troppa interconnessione e dipendenza dal medium conducono alla violazione della legge creando nuovi reati. Bullismo virtuale, sfruttamento e furti di identità sono i tre fulcri su cui ci si concentra, passando in rassegna gli effetti devastanti a cui conducono. Le tre storie, tenute narrativamente separate ma accomunate dall'intersezione di uno o più personaggi, vedono coinvolte una coppia in crisi a cui l'iscrizione a una chatroom da parte di lei comporta un furto d'identità che distrugge ogni certezza, un adolescente introverso vittima di uno scherzo su Facebook da parte di due bulletti di periferia e una giornalista che per arrivismo non esita a mettere in pericolo la vita di un ragazzo incontrato su una videochat per adulti.

    In tutti e tre i casi le relazioni umane sono assenti e sostituite da quelle virtuali. La moglie in rete si illude di trovare il conforto e le attenzioni negate dal marito, l'adolescente vive l'ebbrezza del primo amore che irrompe nel suo mondo di solitudine, i cyberbulli sostituiscono i genitori assenti e la giornalista trova il suo mezzo di realizzazione personale. Poiché le apparenze dominano il virtuale e le identità sono rimesse continuamente in discussione, il ribaltamento di ruoli tra vittime e carnefici si riversa anche nella dimensione reale.
    A metà strada tra il thriller il dramma sociale, Disconnect trova nel finale il suo elemento di maggior pregio. La tensione che percorre l'intera opera trova sbocco in una lunga sequenza che, giocando con il rallenty, si prende amorevolmente gioco dello spettatore. Portandosi su un terreno scivoloso e lasciando prevedere una chiusura consolatoria, Henry-Alex Rubin porta i suoi personaggi a risolvere prima di tutto le loro divergenze interiori senza accanirsi sui responsabili dei torti subiti.
     
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  2. paolocorpo
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    Ciao ragazzi
    Ci sono dei link disponibili per poter viisonare anterprime di questo film ?
     
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1 replies since 16/1/2014, 22:07   73 views
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